La violenza maschile sulle donne può assumere diverse forme, che possono apparire da sole o sommate fra loro, spesso non viene riconosciuta e troppo spesso banalizzata.

Forme di violenza

Parole, atteggiamenti e azioni finalizzate ad umiliare, manipolare e controllare la donna, attaccando la sua autostima e la sua libertà di autodeterminazione.

Impedire alla donna di lavorare, di possedere denaro, di gestire le risorse economiche familiari oppure imporle impegni finanziari e sottrarle soldi.

Uso della forza corporea per intimidire, colpire o bloccare la donna, anche senza causarle ferite o rivolgendosi contro animali e oggetti.

Coinvolgimento in atti sessuali senza il pieno e libero consenso della donna, attraverso l’uso della minaccia esplicita o velata oppure della forza.

Atteggiamenti persecutori ripetuti che provocano nella donna ansia e paura per la sensazione di essere continuamente controllata e seguita, con conseguente cambiamento nelle sue abitudini quotidiane.
Molteplici azioni persecutorie agite sul posto di lavoro, compresa l’emarginazione, l’umiliazione, il demansionamento, le aggressioni fisiche e le molestie sessuali.
Uso di sistemi informatici (es. cyberstalking, molestie online, diffusione non consensuale di immagini sessualmente esplicite, etc.) per causare danni o sofferenze psicologiche, fisiche, sessuali o economiche alla donna. Si tratta della dimensione digitale della violenza di genere, spesso agita parallelamente alle forme tradizionali.
Far assistere direttamente o indirettamente bambine/i a qualsiasi forma di violenza sulla madre o su altre figure significative.

Le autorità o i servizi, che dovrebbero intervenire per tutelare i diritti delle donne in situazione di violenza, omettono di attivarsi o sono negligenti, non riconoscendo o negando i presupposti della violenza di genere.

Soggetti diversi dall’autore della violenza fanno rivivere alla donna il trauma già subito o agiscono contro di lei ulteriori violenze.

Il ciclo della violenza

Il ciclo della violenza, all’interno delle relazioni di coppia, si ripete nel tempo, con un aumento di intensità e frequenza delle violenze e con la riduzione progressiva della fase di “calma apparente”. La ripetitività del ciclo è l’elemento trappola nel rimandare la decisione di allontanarsi dal partner violento.

Crescita della tensione
L’uomo non esercita apertamente violenza, ma questa trapela attraverso espressioni, gesti, parole, silenzi, indifferenza, atteggiamenti scontrosi, forme di controllo, minacce o svalutazioni quotidiane. La donna cerca di non far esplodere la situazione, vivendo in uno stato di allerta e stress, adattandosi alla situazione modificando il proprio comportamento.
Fase della calma apparente
L’uomo si giustifica minimizzando l’accaduto o attribuendo la causa del suo agito violento a cause esterne e/o alla donna. Non sono da escludere anche le minacce di suicidio. Nella donna prevale la confusione, il senso di colpa per non essere stata come l’uomo voleva e il timore per l’eventuale rottura della relazione, che implicherebbe la fine di un progetto di vita nel quale aveva investito e creduto.
Esplosione della violenza
La violenza si manifesta in modo esplicito, generalmente attraverso un’aggressione fisica o verbale. Non è da escludere che dopo un’aggressione fisica l’uomo chieda perdono e/o un rapporto sessuale che la donna interpreta come pentimento e desiderio di riavvicinamento e non come gesto di riaffermazione del proprio dominio.

Crescita della tensione

L’uomo non esercita apertamente violenza, ma questa trapela attraverso espressioni, gesti, parole, silenzi, indifferenza, atteggiamenti scontrosi, forme di controllo, minacce o svalutazioni quotidiane. La donna cerca di non far esplodere la situazione, vivendo in uno stato di allerta e stress, adattandosi alla situazione modificando il proprio comportamento.

Esplosione della violenza

La violenza si manifesta in modo esplicito, generalmente attraverso un’aggressione fisica o verbale. Non è da escludere che dopo un’aggressione fisica l’uomo chieda perdono e/o un rapporto sessuale che la donna interpreta come pentimento e desiderio di riavvicinamento e non come gesto di riaffermazione del proprio dominio.

Fase della calma apparente

L’uomo si giustifica minimizzando l’accaduto o attribuendo la causa del suo agito violento a cause esterne e/o alla donna. Non sono da escludere anche le minacce di suicidio. Nella donna prevale la confusione, il senso di colpa per non essere stata come l’uomo voleva e il timore per l’eventuale rottura della coppia, che implicherebbe la fine di un progetto di vita nel quale aveva investito e creduto.

Perchè non lo lascia?

Ci sono donne che restano tutta la vita con un uomo violento. Alcune lo lasciano, tornano, lo rilasciano, ritornano di nuovo. Visti da fuori questi comportamenti possono apparire incomprensibili e irrazionali. Sono donne impaurite e confuse che cercano di adattarsi alla situazione, di farla cambiare standoci dentro, cercando di adeguarsi alle richieste sempre più pressanti del partner con l’illusione che così facendo lui con il tempo cambierà.

Molti sono i fattori che influenzano la scelta di restare con un uomo violento:

  • paura di ritorsioni o di un aumento della violenza;
  • esistenza di un legame affettivo stabile;
  • speranza di un cambiamento della situazione;
  • scuse, promesse, pentimenti da parte dell’autore delle violenze;
  • disistima, sensi di colpa, sensazione di impotenza;
  • stereotipi di genere;
  • vergogna e isolamento sociale;
  • dipendenza economica;
  • difficoltà di chiedere aiuto ai servizi per paura di perdere le/i figlie/i.

I percorsi delle donne per uscire dalla violenza sono tortuosi. Le risposte esterne che ricevono possono indirizzare fortemente l’emersione dell’abuso e/o la formulazione di una richiesta di aiuto.

È meglio evitare di

  • Colpevolizzare e/o giudicare la donna
  • Banalizzare il racconto
  • Sostituirsi alla donna nelle scelte
  • Chiedere perché non lo lascia
  • Chiedere che cosa ha fatto per provocare la violenza

È importante

  • Ascoltare e nominare la violenza
  • Rispettare tempi e decisioni della donna
  • Dare priorità alla sicurezza della donna e dei minori
  • Condannare il comportamento violento
  • Fornire i numeri di emergenza, dei servizi sul territorio e del Centro Antiviolenza

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